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Gli sport invernali

Divertirsi d’inverno

Durante i Giochi Paralimpici, gli atleti professionisti si esibiscono nello sci alpino, nello sci di fondo, nel curling in carrozzina, nell’hockey su ghiaccio e nel biathlon (una combinazione di sci di fondo e tiro con la carabina). Sia a livello ricreativo che agonistico, gli sport invernali, come lo sci, lo slittino e l’hockey su slittino, consentono a tutti uno stile di vita divertente e attivo.

Gli atleti e la loro mobilità

Il primo dubbio che potrebbe sorgere è: “Posso partecipare con il mio livello di lesione?”. Michael Zuckerman, direttore esecutivo dell’organizzazione di sporti adattivi invernali Wintergreen Adaptive Sports in Virginia (che ha ricevuto una sovvenzione Quality of Life), spiega: “Vi basta sapere dove vi trovate e voler andare a sciare. Al resto pensiamo noi!”.

Per le persone paraplegiche o tetraplegiche esistono vari modi per sciare.

Angela Neilson della New England Handicapped Sports Association (NEHSA) (Associazione del New England degli sport per i disabili) sottolinea che il tipo di sci da seduto più adatto “dipende dalla mobilità”.

Gli sciatori seduti usano un sedile aperto simile a un contenitore o a un secchio per scendere su una pista. “I monosciatori sono di solito sciatori individuali”, spiega Neilson. “Hanno un solo sci sotto il sedile e non hanno bisogno di aiuto esterno. I bi-sciatori ne hanno due e hanno bisogno di assistenza, cioè di qualcuno che stia dietro di loro”.

Complessivamente, la NEHSA, anch’essa beneficiaria di una sovvenzione Quality of Life, ha nel suo programma 700 membri e 268 volontari, di cui circa 2/3 paraplegici e 1/3 tetraplegici. In genere, le persone paraplegiche hanno una buona forza nella parte superiore del corpo e sono monosciatori”, spiega Neilson, mentre quelle tetraplegiche si fanno assistere da qualcuno.

Zuckerman sottolinea che la scelta dello sport sulla neve dipende molto dalla forma fisica che si ha. “Gli addominali forti offrono un vantaggio”, spiega, “così come le braccia forti e la capacità di inclinarsi in avanti o lateralmente mentre si è seduti”.

Curt Carroll su come iniziare lo sci da seduto

Sulle piste da sci

Neal Williams, membro della NEHSA del Maine, la cui schiena si è frantumata in sette punti dopo la guerra in Vietnam, è un bi-sciatore. Williams, 60 anni, era volontariato alle Paralimpiadi del 2002 a Salt Lake City, nello Utah, quando Lacey Heward, atleta medaglia di bronzo paralimpica, l’ha spinto a provare lo sci adattivo.

Williams, che non aveva mai praticato molto sport, dice che lo sci gli ha dato “una nuova prospettiva di vita”.

“Mi ha cambiato la vita in un modo che non saprei nemmeno spiegare”, dice Williams, che cerca di sciare il più spesso possibile. “Il senso di libertà è incredibile”.

Linda Small, un altro membro della NEHSA, aveva 17 anni quando, nel 1973, fu sbalzata da un veicolo, schiacciandosi le vertebre T11 e T12 e rimanendo paralizzata dalla vita in giù. Small portò un tutore per la schiena per sei anni e nel 1979 fu sottoposta a una fusione spinale utilizzando una costola per fondere le vertebre da T10 a L2.

Ora è una monosciatrice, ma non avrebbe mai pensato di poter sciare da sola. “Ti fa sentire come se stessi volando, libera”, dice Small. “Posso aver bisogno di aiuto per la preparazione, ma una volta pronta sono come tutti gli altri e non mi sento disabile. Dopotutto, la maggior parte degli sport può essere adattata per consentire a noi disabili di partecipare con la famiglia e gli amici. Ci sono sfide che sia i non disabili che i disabili possono affrontare”.

Lo slittino

Un altro sport da provare per gli atleti amatoriali è lo slittino, in cui i partecipanti sono sdraiati a faccia in su e con le gambe tra i pattini.

Tom Hernon, 46 anni, T10 incompleta, è rimasto paralizzato dalla vita in giù dopo un incidente in bici da cross nel 1997. Sciatore e slittinista, Hernon usa la parte superiore del corpo per guidare la slitta “facendo pressione con la spalla opposta alla direzione in cui si sta andando”, afferma.

“Tutta la parte inferiore del corpo è perfettamente immobile”, spiega Hernon, che pratica questo sport dal 2002 diventando il primo slittinista adattivo nel 2003, quando arrivò quarto ai Giochi invernali dello Utah contro atleti non disabili.

Hernon, che si allena nel Muskegon Winter Sports Complex del Muskegon State Park, in Michigan, beneficiario di una sovvenzione Quality of Life, invita i più giovani a provare lo slittino. “Più si diventa bravi, più è facile”, dice.

L’hockey su slittino

Bill Hannigan è rimasto paralizzato a 24 anni dal torace in giù per una lesione spinale T3 in un incidente motociclistico.

Un anno dopo l’incidente, Hannigan stava assistendo a una partita di hockey dei New York Rangers quando è stato contattato per entrare in una squadra di hockey su slittino (noto anche come sledge hockey). Anche se all’inizio non capiva come si potesse giocare su una sedia a rotelle, Hannigan, che oggi gioca nel campionato di hokey su slittino Northeast Sled Hockey League con i New York Rangers, dice: “All’improvviso ricevi il primo assegno e pensi che sia un sogno”.

L’hockey su slittino si gioca in tre periodi di 15 minuti e si applicano le stesse regole dell’hockey professionistico. “È uno sport full contact”, spiega Hannigan. “Ci sono l’icing, il fuorigioco, i power play di due minuti e i corpo a corpo. È un gioco duro. Non ci si può scontrare di proposito con la slitta di qualcun altro. Si cerca il contatto spalla a spalla”. I giocatori di sledge hockey sono seduti su uno slittino basso con due lame montate sotto il sedile.

Anche l’attrezzatura è simile: i giocatori indossano protezioni per tibie, spalle e gomiti, oltre a una maschera integrale, ma impugnano due bastoni da hockey, con una placca di metallo a un’estremità. “Uno curva a destra, l’altro a sinistra”, spiega Hannigan. L’altra estremità del bastone scava nel ghiaccio per consentire ai giocatori di spingersi in avanti.

“C’è un mondo negli sporti adattivi”, dice Hannigan, “per non parlare della qualità di vita. Quando esco con i compagni di sledge hockey mi sento a mio agio con me stesso. Giocando, imparando e viaggiando insieme, il gruppo diventa sempre più unito”.

Vestiti caldi per inverni freddi

Gli sciatori Neal Williams e Linda Small si sentono liberi quando sono sulle piste, ma stanno attenti a cosa indossare per il freddo. “Dipende della giornata”, spiega Williams. “Varia molto in base alla temperatura esterna. Ci si organizza vestendosi a strati”.

In una giornata in cui fa -7 °C, Williams indossa tre strati (maglietta, pile e giubbotto), giacca in Goretex e pantaloni in polipropilene. Oltre a sciare sempre con il casco, Williams e Small prestano particolare attenzione a mani e piedi. Williams indossa calze di lana e, a volte, doposci.

“Nel mio piede sinistro il sangue circola peggio rispetto al destro”, dice Small, “quindi di solito è freddo, umido e più gonfio. Ho sempre avuto paura di usare gli scaldapiedi negli scarponi perché, non avendo sensibilità, temevo di scottarmi, ma ci sono altri sciatori disabili che li usano. I miei piedi diventano freddi, ma non mi sono mai congelato”.

Small usa gli scaldamani nei guanti in Goretex. “Gli istruttori di solito non ci portano fuori se la temperatura è inferiore a -12 °C per evitare il congelamento”, spiega. “Sanno in quali punti del nostro corpo non abbiamo sensibilità al freddo e fin dove possiamo arrivare. Non vogliono correre rischi”.

Candace Cable sull’abbigliamento adatto per lo sci da seduto

Candace Cable sullo sci di fondo da seduto

Sport invernali e autostima

Scott Franssen, direttore di sviluppo del Centro nazionale di sport per disabili (National Sports Center for the Disabled – NSCD) di Winter Park, in Colorado, è interessato non solo alla mobilità degli atleti amatoriali, ma anche all’impatto che gli sport invernali hanno sull’autostima di una persona.

“Stabiliamo degli obiettivi, affrontiamo la giornata, la analizziamo e registriamo gli sviluppi”, spiega.

L’NSCD, fondato nel 1970 e vincitore di due sovvenzioni Quality of Live della Fondazione Reeve, si concentra sui punti di forza dei partecipanti, sulle loro capacità di equilibrio, sullo sviluppo dell’autostima e sul miglioramento della percezione che hanno di se stessi.

Michael Zuckerman di Wintergreen Adaptive Sports dice: “Lo sport può cambiare la vita. È potente. Stare fuori con la famiglia, il vento in faccia, il sole negli occhi… ti fa amare la vita”.

“È come in una partita a carte: a volte le puoi rimescolare”, dice Zuckerman. “Chi gioca la sua mano migliore può sciare e fare snowboard con noi”.

Candace Cable sull’attrezzatura per l’hockey da seduto

Bill Bowness: “Lo sci è un’attività per famiglie”